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Suicidio, giovani e social: l’esperto avverte «Niente smartphone prima dei 12 anni. Come salvarli? Amateli e non lasciateli soli»

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Suicidio, giovani e social: l’esperto avverte «Niente smartphone prima dei 12 anni. Come salvarli? Amateli e non lasciateli soli»

Stefano Vicari, neuropsichiatra infantile e neuroscienziato, sottolinea che le relazioni sono tutto e che dietro ai tentativi di suicidio c’è spesso la depressione. L’amore, secondo Vicari, può salvare i nostri figli, ed è questo il “segreto” da comprendere per educare al meglio in un mondo radicalmente trasformato dagli smartphone negli ultimi dodici anni. Professore all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e direttore dell’Unità Operativa di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù.

Negli ultimi giorni, due casi di cronaca hanno riportato l’attenzione sul fenomeno dei suicidi tra i giovani, con indagini in corso per presunte sfide social finite in tragedia. Tuttavia, come spiega Vicari, dietro a questi episodi si nasconde sempre qualcosa di più profondo: problemi mentali non affrontati.

I dati raccolti al Bambino Gesù mostrano un marcato aumento delle richieste d’aiuto per problemi psichiatrici tra i giovani. Negli ultimi 10 anni, in particolare, è cresciuto il fenomeno dell’autolesionismo. Sebbene i suicidi siano in diminuzione, secondo un recente report dell’Unicef, aumentano i tentativi di suicidio e l’intenzione suicidaria. Sempre più spesso si vedono ragazze che si tagliano o ragazzi che cercano di buttarsi dalla finestra, venendo fermati in extremis.

Questo aumento, registrato a partire dal 2010, può essere collegato a due fenomeni: l’arrivo dell’iPhone, che ha reso i selfie una pratica comune, e il crollo dei prezzi degli smartphone. Alla base ci sono dipendenze, sia da droghe che da internet, come concordano molti specialisti. Dietro un tentativo di suicidio c’è spesso la depressione, e un ragazzo che si isola, smettendo di interagire con il mondo reale, è più vulnerabile a questi disturbi.

I social media giocano un ruolo significativo in questo contesto. Sebbene i suicidi legati alle sfide social siano per lo più episodi isolati, una ragazzina che si taglia può farlo per emulazione, influenzata da qualcosa visto online. Tuttavia, alla base c’è sempre un quadro depressivo.

I genitori spesso commettono errori nel rapporto con gli smartphone. La libertà totale può essere un problema, ma anche la privazione può portare all’isolamento. La raccomandazione è di non regalare uno smartphone prima dei 12 anni e di educare i figli a un uso responsabile. È importante stabilire dei limiti, validi anche per i genitori, come mettere via i dispositivi dopo una certa ora e dedicarsi alla conversazione.

Durante la pandemia, i casi di disturbi mentali sono aumentati, come accade in tutti i periodi di stress. Uno studio su 10.000 ragazzi ha dimostrato che quelli che non hanno sviluppato problemi erano quelli che continuavano a fare attività fisica, vivevano in spazi ampi, avevano fratelli o sorelle e mantenevano un dialogo attivo in famiglia. La qualità delle relazioni è fondamentale, mentre le relazioni virtuali, favorite dagli smartphone, sono spesso “drogate”: le persone non si mostrano per quello che sono realmente, ma filtrano e alterano la realtà.

Per aiutare un figlio a crescere sano e sereno, il fattore ambientale è cruciale. I ragazzi dovrebbero crescere in una famiglia che si vuole bene e insegna a gestire le emozioni. È importante imparare ad accettare un “no” senza drammi, sviluppando equilibrio fin da piccoli. I genitori devono essere presenti e insegnare queste cose, indipendentemente dalla struttura familiare.

Le relazioni al di fuori della famiglia sono altrettanto importanti. È fondamentale poter chiedere aiuto in momenti di difficoltà, sia a un amico, al fidanzato o a un compagno di scuola. La scuola, in questo senso, può svolgere un ruolo straordinario, soprattutto durante l’adolescenza.

La scuola dovrebbe essere inclusiva, soprattutto per i più svantaggiati, e un luogo sicuro, dove non cadono i controsoffitti e non si chiude per mesi. Gli insegnanti dovrebbero essere pagati come professionisti, perché il loro compito è contribuire a formare le coscienze future, non solo insegnare storia o matematica.

In un mondo ideale, un ragazzo va a scuola alle 8, poi fa sport o suona uno strumento, e alle 17 torna a casa, dove trova i genitori, non ancora al lavoro fino a tardi. Inizia così un momento di condivisione, anziché correre per mille attività extrascolastiche. Questo è ciò che accade in molti Paesi anglosassoni, dove il lavoro non assorbe tutto il tempo della famiglia. Difendere la famiglia significa garantirle il tempo da passare con i figli, mantenendo uno stipendio dignitoso.

Fonte: https://www.leggo.it/italia/cronache/suicidio_giovani_smartphone_social_scuola_errori_da_non_fare_stefano_vicari_oggi_18_3_2025-8710487.html?refresh_ce

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