Giornata dell’educazione: 2,2 milioni di bambini in povertà educativa
Nel celebrare la Giornata dell’Educazione, l’Onu ci ricorda che il sapere è il fondamento dello sviluppo e che una conoscenza diffusa è essenziale per rafforzare le economie e costruire un rapporto equilibrato con la sostenibilità sociale e ambientale. Inoltre, sottolinea che la conoscenza è un diritto universale. Se questo è il significato del 24 gennaio, per l’Italia è anche un’occasione di riflessione profonda.
La principale sfida educativa del nostro Paese è rappresentata dalla povertà educativa, una realtà sostenuta dai numeri. L’Italia figura tra le prime dieci economie mondiali, ma soffre di un grave squilibrio demografico: il nostro indice di vecchiaia è tra i più alti al mondo, con 193,1 persone over 65 ogni 100 giovani sotto i 14 anni. Su 59 milioni di abitanti, solo 9,8 milioni sono minorenni (16,2%), e tra questi, 1,4 milioni vivono in povertà assoluta e 2,2 milioni in povertà relativa. Inoltre, il 12% dei giovani abbandona la scuola, una percentuale che sale al 20% nelle regioni del Sud e nelle periferie del Centro-Nord. Un bambino che non vive in condizioni di povertà ha il triplo delle possibilità, rispetto a un coetaneo povero, di sviluppare competenze fondamentali come scrittura, lettura, matematica e l’uso consapevole della tecnologia.
Se un quarto del nostro futuro rischia di rimanere escluso dall’accesso al sapere, necessario per produrre beni, servizi e partecipare attivamente alla società, questo pone una questione cruciale di diritti e rappresenta una seria ipoteca sullo sviluppo della nazione. È tempo che ogni forza politica e i media dedichino maggiore attenzione a questo tema.
Fortunatamente, non partiamo da zero. L’Italia è un Paese capace di creare modelli innovativi, spesso ispirazione per altre nazioni. La nostra Costituzione sancisce il principio di sussidiarietà, e dal 2016 il Fondo per il contrasto della povertà educativa, sostenuto da Fondazioni di origine bancaria, Terzo Settore e governi successivi, ha dimostrato quanto pubblico e privato possano collaborare. Attraverso l’impresa sociale Con i Bambini, il Fondo ha dato vita a migliaia di comunità educanti, coinvolgendo scuole, associazioni del terzo settore, volontariato, parrocchie e centri sportivi, raggiungendo 600 mila minori e le loro famiglie.
Fonte: Corriere